"SOLO L'ARTE E LA CULTURA CI POSSONO SALVARE!"

L’estetica come rinascita culturale, in una città scenario ricco di arte e storia.
Un angolo che dà voce agli artisti, che demusealizza l’arte e la offre come compagna di vita quotidiana,
convivendo anche per pochi giorni con l’ospite.

say no to trash n.3

Stefania Raimondi indaga il concetto di “recupero” in un’accezione

che supera il materiale per arrivare all’espressività artistica

che esula dal mondo delle mode e dalle tendenze e

pone l’attenzione sul reale valore del fare arte che è universale, fuori dal tempo,

lontano dal concetto di “arte usa e getta”.

Su legni e cartoni, rigorosamente riciclati, prendono forma in calce, carboncino e olio

corpi di uomini e donne che sembrano appartenere

indissolubilmente alla natura del materiale stesso,

come se fossero stati lì solo ad aspettare che l’artista li riportasse alla luce.

In linea con il progetto, say no to trashn.3 ,a cura di Chiara Reale.

say no to trash

La rassegna  “say no to trash” prende vita nello spazio Home and more (b&b, home-gallery, un luogo dove coltivare idee e passioni)  

Ne è  protagonista l’arte che ci invita al ‘no-trash’: no/rifiuto sì/recupero, che  esalta la necessità di adottare la regola delle  5 R :

riduzione/riciclo/riuso/raccolta/recupero.

L’artista sa essere il più acuto portavoce dei drammi della sua epoca, capace di rendere visibile l’invisibile.

 E’ colui che decide di nobilitare un rifiuto, che decide di conferirgli valore, di dargli nuova e rinnovata energia: è così che lo eleva dal degradato status di “superfluo”.

 

L’arte “ecologica” recupera Valore , dunque.

 

Recupera la materia, ma anche la dignità, il rapporto con gli elementi naturali, la Terra Madre.

Il concetto di rifiuto viene ribaltato, il materiale di risulta e gli scarti diventano seducenti

Waste/value! Immondizia/valore:

ovvero il rifiuto manipolato e re-interpretato per rielaborare ciò che era destinato all’abbandono.

O per insegnare a dare valore alle cose.

E rifletterci su.

 

Say no to trash n.1

L’arte “ecologica” recupera, dunque. Recupera la materia, ma anche i valori, la dignità, il rapporto con gli elementi naturali, la Terra Madre sacra e così preziosa.

Le opere in mostra di Mena Pezzullo materializzano questa riflessione, e i fili sottili e ostinati  si rincorrono, come  a tessere delicatamente un collegamento tra passato e futuro, a riflettere su cosa ne sarà di noi. Ci trascinano lungo questa parentesi tattile e concreta, per smuoverci dalle anestetiche vite di corsa. Tutti i materiali riutilizzati, già abbandonati, acquistano una nuova identità, riacquisiscono la loro dignità. Il concetto di rifiuto viene ribaltato, il materiale di risulta e gli scarti diventano…seducenti. Waste/value! Immondizia/valore: ovvero il rifiuto manipolato e re-interpretato per rielaborare ciò che era destinato all’abbandono. O per insegnare a dare valore alle cose: un riscatto estetico per raccontare che Nulla può essere definito inutile, e amare il rifiuto è amare una parte della nostra storia, per comprendere da dove proveniamo e soprattutto dove stiamo andando.

Le opere tutte si esprimono delicatamente, nessuna ha un tono provocatorio o di contestazione, come l’opera dove porta? che si apre verso la diffusione di una coscienza ecologica, ci approccia a stili di vita meno consumistici. Si spalanca verso una nuova visione della bellezza, quella che noi stessi dobbiamo decidere di salvare.

Consapevolmente e con determinazione. Zagrebelsky smonta l’uso della frase “La bellezza salverà il mondo”: «è palesemente una sentenza enigmatica, un luogo comune, invocazione banale e consolatoria».

La bellezza non può darci nessuna salvazione in automatico, assolvendoci da ogni responsabilità.

Al contrario, la bellezza non salverà nulla e nessuno, se noi non sapremo salvare la bellezza.

E il nostro pianeta.

Take a look

UNA MOSTRA DI CORRADO PASTORE

 

Architetto con la passione per i viaggi e la fotografia Pastore riesce, attraverso quest’ultima, a raccontare i luoghi e le storie che li attraversano, aiutato dall’esperienza di scenografo che definisce, plasma e arricchisce una personalità già forte, indirizzandola verso la ricerca di quella sintesi formale e cromatica raggiunta nei lavori più recenti.

Con TAKE A LOOK Corrado Pastore introduce i visitatori  in un mondo altro, offrendo loro uno strumento diverso per leggere lo spazio:  attraverso giochi di riflessi che altro non sono che proiezioni del nostro/loro sentire, Pastore sovrappone una pellicola immaginaria alla realtà creando una stratificazione di immagini, emozioni e pensieri che si fondono  tra loro, racconta un mondo in continuo movimento, uno schermo ideale dove le immagini scorrono fluide e velocissime; fa eco alla impossibilità di fermare le immagini e i luoghi una tavolozza liquida, che racconta un non tempo, un non luogo.